Presentazione e breve sintesi del documento "Amoris Laetitia"
Amoris Laetitia
dono per le famiglie nel segno della misericordia
di Alessandro Gisotti di
Radio Vaticana,
tratto da NEW.VA Official
Vatin Network
L’Esortazione
post-sinodale sulla famiglia, Amoris Laetitia, è stata presentata in
Sala Stampa vaticana, gremita di giornalisti di tutto il mondo. Sono
intervenuti il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei
Vescovi, il cardinale arcivescovo di Vienna, Christoph Schönborn, e i coniugi
Francesco e Giuseppina Miano, che hanno preso parte ad entrambi i Sinodi sulla
famiglia voluti dal Pontefice.
Uno
“sguardo positivo” e “originale” sulla bellezza dell’amore coniugale e sulla
famiglia. Il cardinale Lorenzo Baldisseri ha tratteggiato così il valore di Amoris Laetitia, sottolineando subito come sia,
particolarmente significativo, che questo documento venga pubblicato
nell’ambito del Giubileo della Misericordia.
Baldisseri: Amoris
Laetitia mostra tutta la bellezza della famiglia
L’Anno
Santo, ha detto il porporato, “è davvero una buona notizia per le famiglie di
ogni continente, specialmente per quelle ferite e umiliate”:
“Il
titolo Amoris Laetitia è in piena
continuità con l’Esortazione Apostolica Evangelii
Gaudium: dalla gioia del Vangelo alla gioia dell’amore nella
famiglia. Il cammino sinodale ha presentato la bellezza della famiglia parlando
dell’amore: esso costituisce il fondamento dell’istituto familiare, perché Dio
è amore tra Persone, è Trinità e non solitudine”.
Amoris
Laetitia,
ha tenuto a precisare, approfondisce dunque “il Vangelo del matrimonio e della
famiglia”. Dall’Esortazione, ha ammonito, non bisogna aspettarsi una “nuova
normativa generale di tipo canonico, applicabile a tutti i casi”. Piuttosto, Amoris Laetitia “offre concreti orientamenti pastorali
che, nella continuità, acquistano un valore e una dinamica nuova”.
Schönborn: leggendo l’Esortazione, nessuno si sente condannato
Dal
canto suo il cardinale Christoph Schönborn ha innanzitutto rilevato che
in questo documento ritroviamo “il linguaggio e lo stile” di Francesco, le sue
sono “parole che scaldano il cuore”. Non bisogna lasciarsi “spaventare” dalla
sua lunghezza, ha ripreso l’arcivescovo di Vienna, nella convinzione che
leggendo Amoris Laetitia si troverà “gioia
nella concretezza e nel realismo” del testo. “Integrazione”, ha detto il
cardinale austriaco, è la parola guida dell’Esortazione. Con questo documento
viene superata “l’artificiosa, esteriore, netta divisione fra regolare e irregolare”.
Ed ha annotato che il Papa è “riuscito a parlare di tutte le
situazioni senza catalogare”, senza “categorizzare” perché lo sguardo di Gesù
“non esclude nessuno”:
“Nessuno
deve sentirsi condannato, nessuno disprezzato. In questo clima
dell’accoglienza, il discorso della visione cristiana di matrimonio e famiglia
diventa invito, incoraggiamento, gioia dell’amore al quale possiamo credere e
che non esclude nessuno, veramente e sinceramente nessuno”.
Coniugi Miano: in Amoris
Laetitia si coglie la famiglia in cammino
La
lettura di Amoris Laetitia, hanno affermato
da parte loro i coniugi Miano, è stata “un momento di grande commozione e di
profonda gioia”. E la gioia è stato il sentimento che hanno condiviso, “per un
testo magisteriale che nel parlare della famiglia riconduce all’essenziale, a
quello che più conta; e lo fa con un linguaggio diretto, semplice, per tutti”.
Dunque, non un “testo per addetti ai lavori”, ma “per addetti alla vita”.
Quindi, hanno messo l’accento sulla dimensione del cammino, fondamentale per
capire il Sinodo ma pure la famiglia. La riflessione di Giuseppina Miano: “La categoria del cammino è
fondamentale per capire il senso della vita della famiglia che traspare da
queste pagine. Che la vita della famiglia sia un cammino viene ripetuto con
chiarezza; un cammino in cui non bisogna stancarsi di guardare avanti, di avere
grandi orizzonti, non bisogna smettere di sognare, e di cui imparare a gustare
ed apprezzare ogni passo senza temere il divenire, le trasformazioni che il
cammino porta con sé, avendo piuttosto il senso dell’imperfezione e della
crescita”.
I
coniugi Miano hanno quindi evidenziato quanto il Papa richieda alle famiglie di
credere nella cultura dell’incontro, a non chiudersi “nell’individualismo del
piccolo nido” ma ad avere un cuore grande che sappia ritrovare “il gusto di
relazioni autentiche”.
Schönborn: non c’è rottura, ma sviluppo organico della dottrina
Dal
canto suo, il cardinale Schönborn
– rispondendo alle domande dei giornalisti – ha ammonito a non concentrare
l’attenzione esclusivamente sulla questione, pur importante, dell’accesso ai
Sacramenti per i divorziati risposati. Si è però soffermato su quanto affermava
Giovanni Paolo II nella Familiaris Consortio:
“San Giovanni Paolo parla di tre situazioni diverse. La terza è il caso nel
quale i risposati hanno moralmente la convinzione che il loro primo matrimonio
non sia valido. Non ha tirato la conclusione su questo fatto, ma io penso che
ci siano delle situazioni in cui non sia possibile trovare una soluzione
canonica, ma in cui – nella certezza morale che questo primo matrimonio non sia
sacramentale e con la coscienza della quale parla Papa Giovanni Paolo e cioè
che sono convinti che non siano sposati sacramentalmente - ammetterli ai
Sacramenti era già una prassi da lungo tempo e che né Papa Giovanni Paolo, né
Papa Benedetto hanno esplicitamente messo in dubbio”.
Dunque,
ha affermato il porporato, non c’è rottura tra Amoris
Laetitia e il magistero dei Pontefici precedenti sulla famiglia.
Non c’è cambiamento, ha ripreso, ma innovazione, sviluppo organico della
dottrina: un’innovazione nella continuità. Al tempo stesso, è stato il suo
suggerimento, bisognerebbe "ridiscutere" la prassi dei Sacramenti, non
solo per i divorziati risposati ma in generale.
Amoris Laetitia
Papa:
misericordia e integrazione
per
tutte le famiglie
di Isabella Piro di Radio Vaticana,
tratto da NEW.VA Official Vatin Network
Misericordia e
integrazione: questo il nucleo dell’Esortazione
apostolica post-sinodale “Amoris Laetitia – La gioia dell’amore”,
siglata da Papa Francesco il 19 marzo e diffusa oggi. Suddiviso in nove
capitoli, il documento è dedicato all’amore nella famiglia. In particolare, il
Pontefice sottolinea l’importanza e la bellezza della famiglia basata sul
matrimonio indissolubile tra uomo e donna, ma guarda anche, con realismo, alle
fragilità che vivono alcune persone, come i divorziati risposati, ed incoraggia
i pastori al discernimento. In un chirografo che accompagna l’Esortazione
inviata ai Vescovi, il Papa sottolinea che “Amoris Laetitia” è “per il bene di
il bene di tutte le famiglie e di tutte le persone, giovani e anziane” ed
invoca la protezione della Santa Famiglia di Nazareth. L’Esortazione raccoglie
i risultati dei due Sinodi sulla famiglia, svoltisi nel 2014 e nel 2015.
Cap. 1 La Parola di Dio in famiglia e il dramma dei profughi
Misericordia
e integrazione: Amoris Laetitia ruota attorno a questi due assi che ne
rappresentano l’architrave. Il Papa ricorda che “l’unità di dottrina e di
prassi” è ferma e necessaria alla Chiesa, ma sottolinea anche che, in base alle
culture, alle tradizioni, alle sfide dei singoli Paesi, alcuni aspetti della
dottrina possono essere interpretati “in diversi modi”. Il primo capitolo del
documento, dedicato alla Parola di Dio, ribadisce la bellezza della coppia
formata da uomo e donna, “creati ad immagine e somiglianza di Dio”; richiama
l’importanza del dialogo, dell’unione, della tenerezza in famiglia, definita
non come ideale astratto, ma “compito artigianale”. Ma non vengono dimenticati
alcuni drammi, tra cui la disoccupazione, e “le tante famiglie di profughi
rifiutati ed inermi” che vivono “una quotidianità fatta di fatiche e di
incubi”.
Cap. 2 La realtà e le sfide della famiglia.
La grande prova delle persecuzioni
Poi,
lo sguardo del Papa si allarga sulla realtà odierna, e insieme al Sinodo,
tenendo “i piedi per terra”, ricorda le tante sfide delle famiglie oggi:
individualismo, cultura del provvisorio, mentalità antinatalista che – scrive
Francesco – “la Chiesa rigetta con tutte le sue forze”; emergenza abitativa; pornografia;
abusi sui minori, “ancora più scandalosi” quando avvengono in famiglia, a
scuola e nelle istituzioni cristiane. Francesco cita anche le migrazioni, la
“grande prova” della persecuzione dei cristiani e delle minoranze soprattutto
in Medio Oriente; la “decostruzione giuridica della famiglia” che mira ad
“equiparare semplicisticamente al matrimonio” le unioni di fatto o tra persone
dello stesso sesso. Cosa impossibile, scrive il Papa, perché “nessuna unione
precaria o chiusa alla trasmissione della vita assicura il futuro della
società”.
Ideologia gender è “inquietante”
Francesco
ricorda poi “il codardo degrado” della violenza sulle donne, la
strumentalizzazione del corpo femminile, la pratica dell’utero in affitto, e
definisce “inquietante” che alcune ideologie, come quella del “gender” cerchino
di imporre “un pensiero unico” anche nell’educazione dei bambini. Davanti a
tutto questo, però – è il monito del Papa – i cristiani “non possono
rinunciare” a proporre il matrimonio “per essere alla moda” o per un complesso
di inferiorità. Al contrario, lontani dalla “denuncia retorica” e dalle
“trappole di lamenti auto-difensivi”, essi devono prospettare il sacramento
matrimoniale secondo una pastorale “positiva, accogliente” che sappia “indicare
strade di felicità”, restando vicina alle persone fragili.
Matrimonio non è un ideale astratto. Chiesa faccia salutare
autocritica
Troppe
volte, infatti – afferma il Papa con una “salutare autocritica” – il matrimonio
cristiano è stato presentato puntando solo sul dovere della procreazione o su
questioni dottrinali e bioetiche, finendo per sembrare “un peso”, un ideale
astratto, piuttosto che “un cammino di crescita e di realizzazione”. Ma i
cristiani - nota Francesco – sono chiamati a “formare le coscienze, non a pretendere
di sostituirle”, così come faceva Gesù che proponeva un ideale esigente, ma
restava anche vicino alle persone fragili.
Cap. 3 La vocazione della famiglia e l’inalienabile diritto alla
vita
In
quest’ottica, l’indissolubilità del matrimonio non va intesa come “un giogo”, e
il sacramento non come “una ‘cosa’, un rito vuoto, una convenzione sociale”,
bensì “un dono per la santificazione e la salvezza degli sposi”. Quanto alle
“situazioni difficili ed alle famiglie ferite”, il Papa sottolinea che i pastori,
per amore della verità, sono obbligati a ben discernere, perché “il grado di
responsabilità non è uguale in tutti i casi”. Se da una parte, dunque, bisogna
“esprimere con chiarezza la dottrina”, dall’altra occorre evitare giudizi che
non tengano conto della complessità delle diverse situazioni e della sofferenza
dei singoli. Francesco ribadisce, poi, con forza, il “grande valore della vita
umana” e “l’inalienabile diritto alla vita del nascituro”, sottolineando anche
l’obbligo morale all’obiezione di coscienza per gli operatori sanitari, il
diritto alla morte naturale e il fermo rifiuto alla pena capitale.
Cap. 4 L’amore nel matrimonio è amore di amicizia
Ma
qual è, allora, l’amore che si vive nel matrimonio? Francesco lo definisce
“l’amore di amicizia”, ovvero quello che unisce l’esclusività indissolubile del
sacramento alla ricerca del bene dell’altro, alla reciprocità, alla tenerezza
tipiche di una grande amicizia. In questo senso, “l’amore di amicizia si chiama
carità”, perché “ci apre gli occhi e ci permette di vedere, al di là di tutto,
quanto vale un essere umano”. In quest’ottica, il Pontefice sottolinea anche
l’importanza della vita sessuale tra i coniugi, “regalo meraviglioso”,
“linguaggio interpersonale” che guarda “al valore sacro ed inviolabile
dell’altro”. La dimensione erotica dell’amore coniugale, dunque, non potrà mai
intendersi come “un male permesso o un peso da sopportare”, bensì come “un dono
di Dio che abbellisce l’incontro tra gli sposi”. Per questo, Amoris Laetitia
rifiuta “qualsiasi forma di sottomissione sessuale” e ribadisce, con Paolo VI,
che “un atto coniugale imposto al coniuge…non è un vero atto d’amore”.
Cap. 5 L’amore diventa fecondo. Ogni figlio ha diritto a madre e
padre
Soffermandosi,
quindi, sulla generazione e l’accoglienza della vita all’interno della
famiglia, il Papa sottolinea il valore dell’embrione “dall’istante in cui viene
concepito”, perché “ogni bambino sta da sempre nel cuore di Dio”. Di qui,
l’esortazione a non vedere nel figlio “un complemento o una soluzione per
un’aspirazione personale”, bensì “un essere umano con un valore immenso”, del
quale va rispettata la dignità, “la necessità ed il diritto naturale ad avere
una madre ed un padre”, che insegnano “il valore della reciprocità e
dell’incontro”.
La famiglia esca da se stessa per rendere ‘domestico’ il mondo
Al
contempo, il Papa incoraggia le coppie che non possono avere figli e ricorda
loro che la maternità “si esprime in diversi modi”, ad esempio nell’adozione.
Di qui, il richiamo a facilitare la legislazione sulle procedure adottive e di
affido, sempre nell’interesse del bambino e contrastando, con le dovute leggi,
il traffico di minori. Quindi, Francesco sottolinea che ovunque c’è bisogno di
“una robusta iniezione di spirito familiare”, ed incoraggia le famiglie ad
uscire da se stesse, trasformandosi in “luogo di integrazione e punto di unione
tra pubblico e privato”. Perché ogni famiglia – è il monito del Papa – è
chiamata ad instaurare la cultura dell’incontro e a rendere ‘domestico’ il
mondo. Per questo, il Papa lancia “un serio avvertimento”: chi si accosta
all’Eucaristia senza lasciarsi spingere all’impegno verso i poveri ed i
sofferenti, riceve questo sacramento “indegnamente”.
Cap. 6 Alcune prospettive pastorali. Accompagnare gli sposi da
vicino
A
metà dell’Amoris Laetitia, il Papa riprende, in modo sostanziale, i temi
sinodali. Ad esempio richiama: la necessità di una formazione più adeguata per
i presbiteri e gli operatori della pastorale familiare; il bisogno di guidare i
fidanzati nel cammino di preparazione al matrimonio, perché “imparare ad amare
qualcuno non è una cosa che si improvvisa”; l’importanza di accompagnare gli
sposi nei primi anni di matrimonio, affinché non si fermi la loro “danza con
occhi meravigliati verso la speranza” e siano generosi nella comunicazione
della vita, guardando al contempo ad una “pianificazione familiare giusta”,
basata sui metodi naturali e sul consenso reciproco; la necessità di una
pastorale familiare missionaria che segua le coppie da vicino e non sia solo una
“fabbrica di corsi” per piccole élites.
Preoccupante l’aumento dei divorzi. I figli non siano ostaggi
Oggi,
crisi di ogni genere minano la storia delle famiglie – dice il Papa – ma ogni
crisi “nasconde una buona notizia che occorre saper ascoltare affinando l’udito
del cuore”. Di qui, l’incoraggiamento a perdonare e sentirsi perdonati per
rafforzare l’amore familiare, e l’auspicio che la Chiesa sappia accompagnare
tali situazione in modo “vicino e realistico”. Certo: nella nostra epoca
esistono drammi come il divorzio “che è un male” – sottolinea l’Esortazione – e
che cresce in modo “molto preoccupante”. Bisogna, allora, prevenire tali
fenomeni, soprattutto tutelando i figli, affinché non ne diventino “ostaggi”.
Senza dimenticare che, di fronte a violenze, sfruttamento e prepotenze, la
separazione è inevitabile e “moralmente necessaria”.
Divorziati risposati non si sentano scomunicati
Quanto
a separati, divorziati e divorziati risposati, l’Amoris Laetitia ribadisce
quanto già espresso dai due Sinodi: occorre discernimento ed attenzione,
soprattutto verso coloro che hanno subito ingiustamente la scelta del coniuge.
Nello specifico, i divorziati non risposati vanno incoraggiati ad accostarsi
all’Eucaristia, “cibo che sostiene”, mentre i divorziati risposati non devono
sentirsi scomunicati e vanno accompagnati con “grande rispetto”, perché
prendersi cura di loro all’interno della comunità cristiana non significa
indebolire l’indissolubilità del matrimonio, ma esprimere la carità.
Rispetto per omosessuali, ma nessuna analogia tra matrimonio e
unione gay
L’Esortazione
ricorda poi le “situazione complesse” come quelle dei matrimonio con disparità
di culto, “luogo privilegiato di dialogo interreligioso”, purché nel rispetto
della “libertà religiosa”. Riguardo alle famiglie con persone di tendenza
omosessuale, si ribadisce la necessità di rispettare la loro dignità, senza
marchi di “ingiusta discriminazione”. Al contempo, si sottolinea che “non
esiste alcun fondamento” per assimilare o stabilire analogie “neppure remote”
tra le unioni omosessuali ed il matrimonio secondo il disegno di Dio. E su
questo punto, è “inaccettabile” che la Chiesa subisca “pressioni”.
Particolarmente preziosa, poi, è la parte finale del capitolo, dedicata
all’accompagnamento pastorale da offrire alle famiglie colpite dalla morte di
un loro caro.
Cap. 7 Rafforzare l’educazione dei figli, diritto-dovere dei
genitori
Ampio,
poi, il capitolo dedicato all’educazione dei figli, “dovere gravissimo” e
“diritto primario” dei genitori. Cinque i punti essenziali indicati
dall’Esortazione: educazione non come controllo, ma come “promozione di libertà
responsabili che nei punti di incrocio sappiano scegliere con buon senso e
intelligenza”. Educazione come insegnamento alla “capacità di attendere”,
fattore “importantissimo” nel mondo attuale dominato dalla “velocità digitale”
e dal vizio del “tutto e subito”. Educazione come incontro educativo tra
genitori e figli, anche per evitare “l’autismo tecnologico” di molti minori
scollegati dal mondo reale ed esposti alle manipolazioni egoistiche esterne.
Educazione sessuale sia educazione all’amore e al sano pudore
Il
Papa dice, poi, sì all’educazione sessuale, da intendere come “educazione
all’amore” da impartire “nel momento appropriato e nel modo adatto”, insegnando
anche quel “sano pudore” che impedisce di trasformare le persone in puro
oggetto. A tal proposito, Francesco critica l’espressione “sesso sicuro” che
vira al negativo “la naturale finalità procreativa della sessualità” e sembra
trasformare un eventuale figlio in “un nemico dal quale proteggersi”. Infine,
la trasmissione della fede, perché la famiglia deve continuare ad essere il
luogo in cui si insegna a coglierne le ragioni e la bellezza. I genitori siano,
dunque, soggetti attivi della catechesi, non imponendo, ma proponendo
l'esperienza spirituale alla libertà dei figli.
Cap. 8 Accompagnare, discernere e integrare le fragilità
Riprendendo,
quindi, uno dei temi centrali del dibattito sinodale, il Papa si sofferma sulle
famiglie che vivono situazioni di fragilità ed afferma, in primo luogo, che
“non ci si deve aspettare dall’Esortazione una nuova normativa generale di tipo
canonico, applicabile a tutti i casi”. Pertanto, i pastori dovranno promuovere
il matrimonio cristiano sacramentale, unione esclusiva, libera e fedele tra
uomo e donna; ma dovranno anche accogliere, accompagnare ed integrare con
misericordia le fragilità di molti fedeli, perché la Chiesa deve essere come
“un ospedale da campo”. “Non ci capiti di sbagliare strada – scrive Francesco –
La strada della Chiesa è sempre quella di Gesù: della misericordia e
dell’integrazione”, quella che non condanna eternamente nessuno, ma effonde la
misericordia di Dio “a tutte le persone che la chiedono con cuore sincero”,
perché la logica del Vangelo dice che “nessuno può essere condannato per
sempre”.
No a norma canonica generale,
ma discernimento responsabile caso per caso
Integrare
tutti, dunque – raccomanda l’Esortazione – anche i divorziati risposati che
possono partecipare alla vita della comunità ad esempio attraverso impegni
sociali o riunioni di preghiera. E riflettere su quali delle attuali esclusioni
liturgiche e pastorali possano essere superate con “un adeguato discernimento”,
affinché i divorziati risposati non si sentano “scomunicati”. “Non esistono
semplici ricette – ribadisce il Papa – Si può soltanto incoraggiare ad un
discernimento responsabile dei casi particolari, perché “il grado di
responsabilità non è uguale per tutti”.
Eucaristia non è premio per i perfetti, ma alimento per i deboli
In
due note a pie’ di pagina, poi, il Papa si sofferma sulla disciplina
sacramentale per i divorziati risposati: nella prima nota afferma che il
discernimento pastorale può riconoscere che, in una situazione particolare,
“non c’è colpa grave” e che quindi “gli effetti di una norma non
necessariamente devono essere gli stessi” di altri casi. Nella seconda nota,
Francesco sottolinea che “in certi casi” l’aiuto della Chiesa per le situazioni
difficili “potrebbe essere anche l’aiuto dei Sacramenti”, perché “il confessionale
non deve essere una sala di tortura” e “l’Eucaristia non è un premio per i
perfetti, ma un alimento per i deboli”.
Esame di coscienza per divorziati risposati. Leggi morali non sono
pietre
Per
i divorziati risposati, risulta comunque utile “fare un esame di coscienza” ed
avere un colloquio con un sacerdote in foro interno, ovvero in confessione, per
aiutare la formazione di “un giudizio corretto” sulla situazione. Essenziale,
però – sottolinea il Pontefice – è la garanzia delle condizioni di “umiltà,
riservatezza, amore alla Chiesa”, per evitare “messaggi sbagliati”, come se la
Chiesa sostenesse “una doppia morale” o i sacramenti fossero un privilegio da
ottenere “in cambio di favori”. Perché è vero che “è meschino” considerare
l’agire di una persona solo in base ad una norma ed è vero che le leggi morali
non possono essere “pietre” lanciate contro la vita dei fedeli. Però la Chiesa
non deve rinunciare “in nessun modo” a proporre l’ideale pieno del matrimonio.
Anzi: oggi è più importante una pastorale del consolidamento, piuttosto che del
fallimento, matrimoniale.
Chi pone condizioni alla misericordia di Dio annacqua il Vangelo
L’ideale
evangelico, allora, non va sminuito, ma bisogna anche assumere “la logica della
compassione verso le persone fragili”. Non giudicare, non condannare, non
escludere nessuno, ma vivere di misericordia, “architrave della Chiesa” che non
è dogana, ma casa paterna in cui ciascuno ha un posto con la sua vita faticosa.
E questo, in fondo, è “il primato della carità” che non pone condizioni alla
misericordia di Dio “annacquando il Vangelo”, che non giudica le famiglie
ferite con superiorità, in base ad una “morale fredda da scrivania”, sedendo
sulla cattedra di Mosè con cuore chiuso, ma si dispone a comprendere,
perdonare, accompagnare, integrare.
Cap. 9 Spiritualità coniugale e familiare. Cristo illumina i
giorni amari
Nell’ultimo
capitolo, Amoris Laetitia invita a vivere la preghiera in famiglia, perché
Cristo “unifica ed illumina” la vita familiare anche “nei giorni amari”,
trasformando le difficoltà e le sofferenze in “offerta d’amore”. Per questo, il
Papa esorta a non considerare la famiglia come “una realtà perfetta e
confezionata una volta per sempre”, bensì come uno sviluppo graduale della
capacità di amare di ciascuno. “Camminiamo, famiglie, continuiamo a camminare!”
è l’invito conclusivo di Francesco che incoraggia le famiglie del mondo a non
“perdere la speranza”.