Omelie nel 65° di Ordinazione Sacerdotale di P. Vittorio Bellomo del 7 giugno 2015 e di Ordinazione Diaconale di Fra Tullio Bonollo del 20 giugno 2015
65° Ordinazione di P. Vittorio
Bellomo
Trieste, Madonna del Mare, 7 giugno 2015
Corpus Domini
Stiamo celebrando l’Eucaristia nella solennità del Corpo e Sangue del
Signore. Non poteva esserci ricorrenza più adatta per celebrare un Anniversario
di Ordinazione Sacerdotale e oggi noi stiamo festeggiando i 65 anni di
ministero sacerdotale del nostro P. Vittorio Bellomo.
E’ davvero una bella ricorrenza poiché 65 anni di fedele servizio alla
Chiesa come Sacerdote, non sono pochi. Questo ci fa sentire particolarmente
grati a P. Vittorio nel condividere la gioia di questo traguardo, ma ci fa
sentire anche particolarmente grati al Signore che ci dona veri e buoni
sacerdoti come lui.
Se la festa odierna è ideale per ringraziare il Signore che ci dona
guide e Pastori secondo il suo cuore, il Vangelo di oggi è il più adatto per
capire la persona del Sacerdote. Con il Vangelo appena proclamato Gesù ci porta
nel Cenacolo durante l’Ultima Cena, momento in cui il Signore istituisce il
Sacerdozio Ministeriale e ci dona l’Eucaristia. E l’Eucaristia è sempre il
momento culminante e vertice della vita di un Sacerdote.
Allora, Fratelli cari, aiutati dal Vangelo di oggi, vi propongo di
vedere la sintesi della persona del Sacerdote attraverso l’Eucaristia.
L’Evangelista Marco ci trasmette il racconto di Gesù che istituisce
l’Eucaristia.
Cosa si dice nel momento culminante dell’Eucaristia?
1. “Gesù Prese il pane nelle sue mani”
2. “disse la preghiera di benedizione”; “lo benedisse”
3. “lo spezzò
4. “lo diede ... perché ne mangiassero.
Ecco il ministero del sacerdote: è come quel pane consacrato!
1. E’ preso, cioè: è anzitutto scelto (prese il pane nelle sue mani) . E’ il
Signore stesso che lo sceglie, che lo passa, lo vaglia con le sue mani, lo
prepara, lo impasta...
Padre Vittorio è entrato in Seminario a Lonigo che aveva 12 anni. Poi
ha fatto il Noviziato, ha emesso i Voti professando la Regola di S. Francesco,
ha studiato la Teologia ed è stato ordinato Sacerdote a Motta di Livenza dal
Vescovo Mons. Zaffonato.
Questa è la Vocazione. E’ il tempo in cui il Signore ti prende. Ti
prende tra le sue mani e ti prepara.
E tu sai bene, Padre Vittorio, che la Vocazione non riguarda solo il
passato, ma si ripete ogni giorno. Il sacerdote deve chiedersi ogni mattina:
“Ma cosa sto qui a fare”? “Perché sono qui”? Chi mi ha portato tra questa gente, in questa parrocchia?
La risposta è: Cristo ti ha preso!, come il pane, per aiutarlo a
sfamare il suo popolo.
Sei stato “preso”, cioè scelto dalle mani di Dio, per diventare
sacerdote, poiché il Signore su di te voleva contare molto e affidarti molto di
più.
2. Benedetto. Il sacerdote,
come quel pane sull’altare, è Benedetto.
Benedire = dire bene; dire cose buone di qualcuno.
Il sacerdote è uno che si sente amato perché ha conosciuto Cristo; si
sente amato perché da lui prescelto e chiamato; e si sente questo amore, questa
stima di Dio addosso, ogni momento. Lo Spirito Santo che lo guida è la garanzia
quotidiana che il sacerdote è l’amato da Dio. Questa fede non deve mai
affievolirsi, anche nei momenti di fatica, quando il ministero pesa, quando
servire il Signore è impopolare, quando la parola del sacerdote è rifiutata,
dileggiata ...
E’ allora che il sacerdote deve ricordarsi e sentire la benedizione
che lo ha mandato in quella situazione, in quella famiglia, in quella casa, in
quel confessionale, ...
3. Spezzato. La vita e la persona del
sacerdote, come il pane tra le mani di Cristo, viene spezzata. Anche la vita di
Cristo è stata spezzata.
Il sacerdote è spezzato quando non ha un minuto di tempo per sé, ma
corre e si frantuma per la sua
gente, per i più bisognosi.
Il sacerdote è spezzato quando, dopo un’intera giornata spesa per
tutti, in Chiesa,
si vede togliere anche l’ultimo momento dalla persona che ha bisogno
di consiglio, dal giovane che cerca un po' di coraggio, dal peccatore che cerca
misericordia, dall’ammalato che attende una visita.
Il sacerdote si sente e viene realmente spezzato quando contro di lui
si accanisce chi lo trova nella sua strada come segno di contraddizione.
C’è sempre qualcuno che se la prende con il sacerdote, solo perché è
consacrato; che lo offende, che mormora e sparla perché la sola presenza da’
fastidio.
E’ storia di ogni giorno: l’opinione pubblica, la stampa... che si
accaniscono sul sacerdote perché è una persona che gode stima.
Ma ogni consacrato sa bene che la sua missione domanda anche questo:
essere spezzati!
Ce lo ha detto Gesù: “ hanno perseguitato me, perseguiteranno anche
voi”.
4. Dato. Infine: come il pane il sacerdote
è dato!
Dopo esser stato scelto - benedetto - spezzato, il sacerdote viene
dato!, cioè: donato.
Non un dono fatto con paura, ma con trasporto e gioia: questa è la
vita di ogni sacerdote.
Padre Vittorio dopo l’Ordinazione ha dedicato i suoi 65 anni come
sacerdote in buona parte nel servizio parrocchiale, come Parroco e come Vice
Parroco.
Qui a Trieste egli ha donato molti anni e a più riprese. Poi egli è
stato a Monfalcone nella Parrocchia della Marcelliana; poi un lungo periodo di
28 anni come Parroco a S. Maria delle Grazie in Diocesi di Belluno e un tempo
più breve come parroco a Feltre.
Non è facile riassumere tanti anni e tutto il suo prolungato servizio
come Parroco o Vice Parroco…, servizio che è stato davvero abbondante. Voi,
cari fratelli della Madonna del Mare, assieme ai parrocchiani di S. Maria
Maggiore, potreste meglio raccontare la sua disponibilità, il suo zelo, la sua
instancabile presenza in chiesa, in oratorio, nelle famiglie, ecc…
Che pane eucaristico è dunque questo nostro Padre Vittorio ?
E’ una persona generosa, un Frate Minore, che si è lasciato prendere
totalmente da Dio, provando la forza della sua mano. In questo modo, quanto
descritto dal Vangelo, il dono dell’Eucaristia, si ripete ogni giorno da 65
anni. Da vari anni si ripete qui alla Madonna del Mare.
Fra pochi istanti, caro P.Vittorio, presenterai
ancora al cielo quel pane eucaristico perché sia benedetto, spezzato e
distribuito. Sarà questa l’immagine più vera del tuo sacerdozio che oggi
festeggia 65 anni di fedeltà. Ma sarà anche una rinnovata benedizione per noi,
per la tua gente, per la parrocchia. Sarà una rinnovata benedizione perché con
la tua vita sacerdotale ci distribuisci anche il Cristo, pane di vita.
Padre Vittorio, il Signore dopo 65 anni benedica ancora il tuo
ministero, perché tu possa continuare ad essere una benedizione per molti. E
così sia!.
DIOCESI DI TRIESTE
ORDINAZIONE
DIACONALE DI FRA TULLIO BONOLLO, OFM
+
Giampaolo Crepaldi
Parrocchia
Madonna del Mare, 20 giugno 2015
Carissimi
fratelli e sorelle,
1. siamo tutti particolarmente
lieti di essere qui nella chiesa della Parrocchia dedicata alla Madonna del
Mare per partecipare all'ordinazione diaconale di fra Tullio. È lieto il
Vescovo che spera e prega affinché la grazia del sacramento si possa
concretizzare in una presenza ministeriale di fra Tullio proprio tra il popolo
cristiano di Trieste; sono lieti i suoi genitori che ringraziamo per averlo
messo al mondo e per averlo donato al Signore, accompagnandolo con la loro
preghiera assidua e il loro affetto; sono lieti i suoi parenti e amici e quanti
lo hanno conosciuto e apprezzato in questi anni, seguendo il suo camminare di
chiamato dal Signore verso la metà santa e sublime del sacerdozio; sono lieti i
Frati minori che vedono in lui il segno di una benedizione divina, grati perché
il loro sforzo educativo giunge finalmente e positivamente a dare frutti
concreti e tangibili; è contenta la comunità di Madonna del Mare e il parroco
fra Andrea che in questi mesi di permanenza tra i suoi componenti lo hanno
conosciuto e adottato con amicizia cristiana; è lieto e felice fra Tullio per
il dono immeritato che il Signore Gesù Cristo oggi gli fa, attraverso la
potenza travolgente e miracolosa del suo Spirito Santo, rendendolo diacono come
Lui che servì il Padre in tutto e per tutto fino alla morte di croce. Tra poco,
attraverso il Vescovo che imporrà le mani nell'atto misterioso della
consacrazione della persona al Signore, fra Tullio diventerà diacono della
Chiesa, dedito a servire Dio servendo il suo popolo. Servirà il popolo elargendogli
la Parola di Dio, distribuendo la santa Eucaristia, istruendolo sul precetto
della carità con la sua vita esemplare e povera.
2. Carissimo fra Tullio, esiste
un legame inscindibile tra ministero diaconale e Parola di Dio: da diacono
dovrai viverla con spirituale adesione e annunciarla con tutte le tue forze. In
questo, ti sia da guida, eletta e speciale, san Francesco, il quale nella Lettera ai fedeli scrisse: “L'altissimo Padre celeste, per mezzo del santo
suo angelo Gabriele, annunciò questo Verbo del Padre, così degno, così santo e
glorioso, nel grembo (in uterum) della santa e gloriosa Vergine Maria, e dal
grembo di lei ricevette la vera carne della nostra umanità e fragilità” (2LFed 4).
Per Francesco la lettura della Parola è evento interiore che richiama i misteri
santi dell'Annunciazione e dell'Incarnazione di Gesù Cristo. Come Maria
conservava, meditandole nel cuore, le parole egli
eventi del Figlio (cf. Lc
2,19.51), così Francesco fece di tutta la sua esistenza una continua
meditazione adorante del Verbo fatto carne. Inoltre, per il Poverello di
Assisi, l'evento della Parola è sempre rimasto profondamente radicato nella sua
dimensione ecclesiale, cioè ministeriale e
pastorale. Dalla Chiesa Francesco ricevette la Parola, nella Chiesa la testimoniò
e per la Chiesa l'annunciò. Da lui
ci viene anche un'altra stimolante e attuale lezione: non coltivò mai la
contrapposizione polemica tra Vangelo e magistero della Chiesa, che dilaniò
invece la coscienza di tanti movimenti evangelici e pauperistici medievali; ma
si tratta di una storia che sembra non avere mai fine.
3. Carissimo fra Tullio, esiste anche un legame inscindibile tra
diaconato ed Eucaristia. Il diacono è tale per il servizio che presta
all'altare nella celebrazione della Santa Messa, assistendo il Vescovo e i
presbiteri. A questo riguardo, consentimi di ricordati quale esempio da imitare
il forte amore di Francesco per l’Eucaristia: il Cristo del Vangelo a cui egli
voleva conformarsi in tutto, è "l’altissimo Figlio di Dio", il cui
"santissimo corpo e il sangue suo... solamente i sacerdoti consacrano ed
essi soli amministrano agli altri". Si colloca qui la venerazione di
Francesco per i sacerdoti, il restauro e la cura per le chiese povere, il culto
per l’Eucaristia, la premura di assistere ogni giorno al sacrificio della
Messa, con adesione piena, per cui "riteneva grave segno di disprezzo –
afferma il suo biografo Tommaso da Celano – non ascoltare ogni giorno la Messa,
se il tempo lo permetteva. Francesco si comunicava sovente e con tanta devozione
da rendere devoti anche gli altri. Un giorno volle mandare dei frati per il
mondo con pissidi preziose, perché riponessero in luogo il più degno possibile
il prezzo della redenzione, ovunque lo vedessero conservato con poco
decoro". Francesco voleva inoltre "che si dimostrasse grande rispetto
alle mani del sacerdote, perché ad esse è stato conferito il divino potere di
consacrare gli altri. Se mi capitasse – diceva – di incontrare insieme un santo
che viene dal cielo e un sacerdote poverello, saluterei prima il prete e
correrei a baciargli le mani. Direi infatti: “Oh! Aspetta, San Lorenzo; perché
le mani di costui toccano il Verbo di vita e possiedono un potere sovrumano”.
4. Carissimo fra Tullio, per ultimo desidero ricordarti il legame
inscindibile tra diaconato e amore per la povertà e i poveri. I diaconi nascono
agli albori della Chiesa per servire i poveri. Anche per questo tema ci viene
in aiuto con la sua illuminante testimonianza il Santo di Assisi. Chissà quante
volte sarai stato a san Damiano a contemplare e a pregare il Crocifisso. In
ginocchio di fronte a quel Crocifisso, san Francesco capì una cosa molto
importante: la povertà cristiana non consiste unicamente nell'aiutare i poveri,
consiste nell'essere povero. Aiutare i poveri è cosa fondamentale, perché è
parte ed espressione della carità, ma essere povero significava essere come
Gesù che era stato povero. A questo punto, Francesco si sposò: Con Chi? Con
Madonna Povertà. E Madonna Povertà, che aveva visto nel lebbroso, era la
povertà del mondo intero, era la solidarietà con tutto ciò che è piccolo e
debole e sofferente; era il punto più caro e convincente della misericordia di
Dio. Caro fra Tullio, ricordati sempre che la maledizione non sta nella
povertà, ma nella ricchezza dimentica dei poveri, nella potenza che opprime,
nel troppo che indurisce i cuori e li avvelena, come ci ricorda spesso papa
Francesco.
5. Carissimi
fratelli e sorelle, vagliamo tutti insieme, nella preghiera soprattutto,
affidare alla materna protezione di Maria il diaconato di fra Tullio. San
Francesco amava molto la Madonna per come ce lo testimonia Tommaso da Celano
nella Vita
Seconda o Memoriale nel desiderio
dell’anima (FF
786). Vi troviamo scritto: "Circondava di un amore
indicibile la Madre di Gesù, perché aveva reso nostro fratello il Signore della
maestà. A suo onore cantava lodi particolari, innalzava preghiere, offriva
affetti tanti e tali che la lingua umana non potrebbe esprimere. Ma ciò che
maggiormente riempì di gioia, la costituì Avvocata dell’Ordine e pose sotto le
sue ali i figli, che egli stava per lasciare, perché vi trovassero calore e
protezione sino alla fine". Anche noi vogliamo invocare la Madonna
affinché sia l'Avvocata del tuo ministero diaconale che poniamo fiduciosi sotto
le sue ali dove potrai trovare sempre calore e protezione sino alla fine.