FAMIGLIA PARROCCHIALE del 19-07-2009

DOMENICA 19 LUGLIO 2009
XVI Domenica del Tempo Ordinario - IV Settimana del Salterio
Letture: Ger 23,1-6; Sal 22; Ef 2,13-18; Mc 6,30-34


Servi del gregge, non padroni

Profondamente radicata nell'esperienza degli «aramei nomadi» (Dt 26,5), quali furono i Patriarchi di Israele appartenenti ad una civiltà pastorale, la metafora del pastore che guida il gregge esprime in modo mirabile due aspetti apparentemente contrari e spesso separati dell'autorità esercitata sugli uomini.
È un uomo forte capace di difendere il suo gregge contro le bestie feroci (1 Sam 17,34-37; cf Ut 10,16; At 20,29); ed è pure delicato verso le sue pecore, conoscendo il loro stato, adattandosi alla loro situazione, portandole sulle sue braccia (Is 40,11), amando teneramente l'una o l'altra «come una figlia» (2 Sam 12,3).
La sua autorità è indiscussa, fondata sulla devozione e sull'amore. Ma spesso l'autorità diventa una tentazione... Di fatto i pastori d'Israele si sono rivelati infedeli alla loro missione. Non hanno cercato Iahvè (Ger 10,21), si sono rivoltati contro di lui (Ger 2,8) non occupandosi del gregge, ma pascendo se stessi (Ez 34,3), lasciando che le pecore si smarrissero e si disperdessero (1a lettura). Ma Iahvè prenderà in mano il gregge (Ger 23,3), lo radunerà (Mic 4,6), lo condurrà e lo farà riposare in pascoli erbosi e ad acque tranquille (salmo responsoriale).
Poi cercherà di provvederlo di «pastori secondo il suo cuore» finché non ci sarà che un solo pastore, un nuovo Davide con Iahvè per Dio.
La viva aspettativa degli antichi profeti ha il suo compimento in Gesù. «Eravate erranti come pecore, ma ora siete tornati al pastore e guardiano delle vostre anime» (1 Pt 2,25). Il tema del gregge disperso è comune alla 1a lettura come al vangelo, nel quale si dice che Gesù «si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore».Fra la promessa (Antico Testamento) e il suo compimento (Nuovo Testamento) vi è un parallelismo puntuale e antitetico: i capi sfruttano il popolo, mentre Gesù e i suoi discepoli si prodigano a tal punto per esso che non trovano neppure il tempo per mangiare; il popolo è disperso dai capi, mentre Gesù è il capo (pastore) che lo raduna; il popolo si costituisce in virtù di un potere regio estrinseco, mentre il nuovo popolo è convocato dalla parola di Gesù. Ma la divergenza di metodo si rivela più chiaramente da queste parole del Signore: «I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere. Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo, e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo; appunto come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per essere servito...» (Mt 20,25-28).
Con queste e con molte altre parole il Nuovo Testamento dichiara che i pastori della Chiesa, messi da Dio a capo del suo popolo, hanno un modo totalmente diverso da quello del mondo di esercitare l'autorità.
A questo riguardo è molto significativo che ogni sacerdote e vescovo venga ordinato in primo luogo diacono, cioè servitore: l'essere umilmente a servizio di tutti resta un elemento fondamentale di tutta la loro opera.
In ogni società il servizio disinteressato non desta mai troppi entusiasmi. Si tratta perciò di una funzione della quale il sacerdote (il pastore) non verrà facilmente privato. Secondo le sue possibilità egli conserva qualche cosa del distacco e della libertà assoluta del Signore. Egli viene reso libero per essere legato al popolo di Dio, senza preoccupazioni personali, per addossarsi il peso delle preoccupazioni della Chiesa.
Per questo la Chiesa d'Occidente ha deciso di ordinare sacerdoti soltanto coloro che, a questo fine, intendano rimanere celibi. Il senso del celibato è per una più piena disponibilità di servizio verso i fratelli. Nello stesso tempo si fa sempre più acuta la consapevolezza che il sacerdote non debba essere ricco: le cose dividono il cuore e sono fonte di divisione fra le persone.
Ma in una Chiesa che vuoi porsi a servizio del mondo, non sono solo i pastori che debbono avere una «coscienza diaconale» o di servizio, ma tutti i cristiani. Il cristiano non può vivere né per sé né a sé. È un membro di un organismo, appartiene al corpo, e deve avere, nella docilità allo Spirito Santo che lo anima, la disponibilità a servire questo corpo, che è il corpo di Cristo. «Voi non appartenete a voi stessi» (1 Cor 6,19). «Siamo un solo corpo in Cristo e ciascuno per la sua parte siamo membra gli uni degli altri» (Rm 12,5).

INTENZIONI SS. MESSE
settimana dal 19 luglio al 26 luglio 2009


domenica 19 luglio
ore 8.30 - def.to Flavio Laudato
- def.to Franco Martone
ore 10.00 - Per l’assemblea
ore 11.30 - def.ti Vittorio, Anna, Antonio e Giuseppina
ore 19.00 - def.ti Nicolò e Pasqualina

lunedì 20 luglio
ore 7.00 - Per le anime del Purgatorio
- def.to Franco Martone
ore 9.00 - def.ta Graziella Montin
ore 19.00 - def.ti Vera, Silvano e Nevio

martedì 21 luglio
ore 7.00 - Secondo l’intenzione dell’offerente
- def.ti Franco Martone
ore 9.00 - def.ti Alba, Gaetano ed Enzo
ore 19.00 -

mercoledì 22 luglio
ore 7.00 - def.to Franco Martone
ore 9.00 - def.ti Fam. Sabato
ore 19.00 - def.ta Anna Giacomini

giovedì 23 luglio
ore 7.00 - def.ti Luigi e Mafalda Facchin
- def.to Franco Martone
ore 9.00 - def.ta Lucia Martinci
ore 19.00 - def.ta Remigia Bozzi

venerdì 24 luglio
ore 7.00 - def.ta Bianca Levi
- def.to Franco Martone
ore 9.00 - def.ti Pasquale e Laura Zilio
ore 19.00 - def.to Michele Pagliari

sabato 25 luglio
ore 7.00 - def.to Corrado Scaglia
- def.to Franco Martone
ore 9.00 - def.ti Maria e Mario
ore 19.00 - def.ta Carolina

domenica 26 luglio
ore 8.30 - def.to Claudio Viviani
- def.to Franco Martone
ore 10.00 - Per l’assemblea
ore 11.30 - def.ti Lucia e Antonio Rosier
ore 19.00 - def.ta Anna Maria Trinca

Post più popolari