FAMIGLIA PARROCCHIALE del 05-07-2009

DOMENICA 5 LUGLIO 2009
XIV Domenica del Tempo Ordinario - II Settimana del Salterio
Letture: Ez 2,2-5; Sal 122; 2 Cor 12,7-10; Mc 6,1-6


Il peccato: rifiutare Cristo

Se l'idolatria caratterizza le nazioni pagane, l'incredulità tocca lo tesso popolo di Dio. Tutta la storia di Israele è costellata di incredulità, di rifiuti, di nostalgie e di ritorni verso gli idoli, di fiducia negli dèi dei popoli vicini, oppure di fiducia nelle grandi alleanze con i popoli pagani. Espressione toccante di questo rifiuto è la condizione del profeta, sempre ostacolato dal popolo, non accettato, spesso inseguito e perseguitato: «Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono inviati» (Mt 23,37). L'incredulità del popolo è sempre stata uno scandalo.
II rapporto di Gesù con il suo popolo è stato un rapporto allo stesso tempo tenero e tempestoso: « Quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una gallina raccoglie i pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! » (Mt 23,37).
Come i loro padri si erano comportati con i profeti, così gli Israeliti si comportano con Gesù; sono un «popolo di ribelli... sono figli testardi e dal cuore indurito» (1a lettura).
Molte sono le ragioni del fallimento e del rifiuto del popolo eletto. Anzitutto gli errori di interpretazione della Legge. Il popolo ha soffocato nella lettera un documento pieno di tensione escatologica; ha ridotto la missione e la figura del Messia alle dimensioni di un quadro troppo umano e troppo nazionalista. Alcuni strati del popolo hanno creduto di poter essere sufficienti a se stessi e si sono chiusi ad ogni iniziativa di Dio. Accecati dalla preoccupazione di vantaggi terreni, altri Ebrei hanno trascurato i segni che Dio loro mandava. Anche il culto è stato deformato nel formalismo e il tempio è divenuto un luogo di prestazioni cultuali senza un vero impegno personale.
In questo contesto l'incidente di Nazaret (vangelo) assume un significato emblematico. Gesù si presenta al suo paese non come semplice cittadino che fa una visita alla sua famiglia; egli ci va con i suoi discepoli nel pieno esercizio della sua qualità di Rabbi dotato di sapienza e di autorità fuori del comune. Tali sue qualità eccezionali sono poste in netto contrasto con la sua origine; la sua gente «si scandalizza di lui» e non lo accetta per quello che lui veramente è. San Paolo dice che un Messia come Gesù «è follia per i Greci e scandalo per i Giudei» (1 Cor 1,23).
Una gran parte di Ebrei non ha riconosciuto il Cristo, ma le ragioni che spiegano questo rifiuto toccano anche noi: anche noi siamo continuamente in pericolo di volerci salvare da soli, di riporre la nostra fiducia solo nei mezzi esterni, di portare nel nostro culto più formalismo che interiorità, di restringere, con le nostre interpretazioni troppo umane e troppo legate ad un particolare ambiente, l'universalità della nostra religione. Soprattutto, anche noi siamo nella continua tentazione di far tacere i profeti perché ci scomodano dalle nostre posizioni acquisite e fanno saltare le nostre sicurezze. Gesù non è venuto per confermarci nelle nostre sicurezze; la sua persona è sempre un segno di contraddizione, la sua parola provoca a fare delle scelte, a comprometterci. Eppure noi sappiamo prendere le giuste distanze, sappiamo metterci al di sopra delle parti, per non scomodare nessuno, per non provocare reazioni e rifiuti... Il profeta ci obbliga ad uscire dalla nostra posizione di equilibrio, a scuotere la nostra tranquillità: per questo è spesso urtante. Una costante di tutti i profeti è la difficoltà d'impatto della loro persona e del loro messaggio con i loro immediati uditori. In un mondo che cerca di vivere nella tranquillità, di approfittare egoisticamente dell'oggi, il profeta diventa per forza un segno di contraddizione.
Con il peccato l'uomo, pretendendo di essere simile a Dio, vuoi fare e decidere da sé ciò che è bene e ciò che è male. Da questa illusoria pretesa di autosufficienza e di rifiuto di Dio, risulta distrutta l'immagine stessa dell'uomo, smarrito il senso della sua vita, diviso in se stesso e dagli altri. Quanto più l'uomo rifiuta la comunione con Dio, infatti, tanto più diviene incapace di comunione con gli altri. Il peccato si trasforma sempre in esperienza di separazione,divisione, lotta, contrasto e solitudine.
È una profonda incapacità a comunicare, a vivere in una unità d'amore, a comprendere e ad accogliere l'altro nelle sue aspirazioni ed esigenze (cf CdA, pagg. 470-471).

INTENZIONI SS. MESSE
settimana dal 5 luglio al 12 luglio 2009

domenica 5 luglio
ore 8.30 - def.to Ernesto Tirello
- def.to Franco Martone
ore 10.00 - Per l’assemblea / def.to Andrea Querzola
ore 11.30 - def.to Giulio Babini
ore 19.00 - def.ta Cristina Rizzian

lunedì 6 luglio
ore 7.00 - Secondo l’intenzione dell’offerente
- def.to Franco Martone
ore 9.00 - def.te Rita e Marisa
ore 19.00 - def.to Santo Ambroset (obitus)

martedì 7 luglio
ore 7.00 - def.ti Anna, Giacomo, Armando e Giovanna
- def.to Franco Martone
ore 9.00 - def.ta Luciana Gaspari
ore 19.00 - def.te Maria e Antonia

mercoledì 8 luglio
ore 7.00 - def.to Claudio Furlan
- def.to Franco Martone
ore 9.00 - def.ti Gigliola e Cesare Nicoletti
ore 19.00 - def.ta Irma

giovedì 9 luglio
ore 7.00 - def.ta Bianca Zubin
- def.to Franco Martone
ore 9.00 - def.to Lino Simonut
ore 19.00 - def.ta Maria Polteca (obitus)

venerdì 10 luglio
ore 7.00 - def.to Liberale Radezich
- def.to Franco Martone
ore 9.00 - def.ti Adele e Vittorio Rossoni
ore 19.00 - def.to Paolo Perosa

sabato 11 luglio
ore 7.00 - def.ta Antonia Radezich
- def.to Franco Martone
ore 9.00 - def.ti Carmela, Giuseppe e Guido Zorzet
ore 19.00 - def.ti Giuseppe e Annamaria Trimboli

domenica 12 luglio
ore 8.30 - Secondo l’intenzione dell’offerente
- def.to Franco Martone
ore 10.00 - Per l’assemblea / def.ta Valeria Eftimiadi
ore 11.30 - def.ti Eugenio, Elisabetta e Silvana
ore 19.00 - def.ti Elio e Giovanna

Post più popolari