Famiglia Parrocchiale del 7 agosto 2016
FAMIGLIA PARROCCHIALE
Bollettino
della Parrocchia Madonna del
Mare - Trieste
tel.: 040 . 30 14 11 (Convento) - 040 . 340 33 75 (Ufficio Parrocchiale)
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domenica 7 agosto 2016
XIXa domenica del tempo ordinario
Letture: Sap 18,3.6-9; Sal 32; Eb 11,1-2.8-19; Lc 12,32-48
Dal
vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il
Regno.
Vendete ciò che possedete e datelo in
elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove
ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà
anche il vostro cuore.
Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi
e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando
torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo
ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai
fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel
mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!
Cercate di capire questo: se il padrone di
casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa.
Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio
dell’uomo».
Allora Pietro disse: «Signore, questa
parabola la dici per noi o anche per tutti?».
Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore
fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la
razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando,
troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi
averi.
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio
padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a
mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in
cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli
infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.
Il servo che, conoscendo la volontà del
padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte
percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse,
ne riceverà poche.
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto;
a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».
INTENZIONI SS. MESSE
domenica 7
agosto
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Domenica XIXa del Tempo
Ordinario
ore 8.30 - def.ti Luciano
e Gloria Creglia
ore 10.00 -
Per l’Assemblea
ore 11.30 - def.ta Licia
Ferrigno
ore 19.00 -
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lunedì 8
agosto
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San
Domenico
ore 8.30 - def.ti Mario, Maria e Lina
ore 19.00 - def.ta Mariabianca Stefani
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Frati defunti della Parrocchia
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Per le anime del Purgatorio
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martedì 9
agosto
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ore 8.30 - Secondo l’intenzione
dell’offerente
ore 19.00 -
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mercoledì 10
agosto
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ore 8.30 - Secondo l’intenzione dell’offerente
ore 19.00 -
def.ta Maria Grazia Fabris
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def.ta Lucia Piccini
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def.to Paolo Perosa
ore 20.30 - Veglia in onore di S. Chiara
nel cortile dell’Oratorio
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giovedì 11
agosto
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Santa Chiara di Assisi
ore 8.30 -
ore 19.00 - def.to Guido Curri
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venerdì 12
agosto
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ore 8.30 -
ore 19.00 -
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sabato 13
agosto
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ore 8.30 - def.to Francesco
ore 19.00 - def.to Rolando
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domenica 14
agosto
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Domenica XXa del Tempo
Ordinario
ore 8.30 - def.to Padre Sante Zuccher
ore 10.00 -
Per l’Assemblea
ore 11.30 - def.ti Silvana, Eugenio ed Elisabetta
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def.ti Corrado e Giovanna Ban
ore 19.00 -
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lunedì 15
agosto
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Assunzione della Beata
Vergine Maria
ore 8.30 - def.ti Lino
ed Elsa
ore 10.00 -
Per l’Assemblea
ore 11.30 - def.ta Onorina
ore 19.00 - def.ta Maria
-
def.ti Silva, Alberto e
defunti fam. Longagnani e Beccari
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11 AGOSTO
SANTA CHIARA DI ASSISI, VERGINE
(1194-1253)
LETTURE: Os 2, 14-15. 19-20; Sal 44; 2 Cor 4, 6-10. 16-18; Gv 15, 4-10
La sera della
domenica delle Palme (1211 o 1212) una bella ragazza diciottenne fugge dalla
sua casa in Assisi e corre alla Porziuncola, dove l’attendono Francesco e il
gruppo dei suoi frati minori. Le fanno indossare un saio da penitente, le
tagliano i capelli e poi la ricoverano in due successivi monasteri benedettini,
a Bastia e a Sant’Angelo.
Infine Chiara
prende dimora nel piccolo fabbricato annesso alla chiesa di San Damiano, che
era stata restaurata da Francesco. Qui Chiara è stata raggiunta dalla sorella
Agnese; poi dall’altra, Beatrice, e da gruppi di ragazze e donne: saranno
presto una cinquantina.
Così
incomincia, sotto la spinta di Francesco d’Assisi, l’avventura di Chiara,
figlia di nobili che si oppongono anche con la forza alla sua scelta di vita,
ma invano. Anzi, dopo alcuni anni andrà con lei anche sua madre, Ortolana.
Chiara però non è fuggita “per andare dalle monache”, ossia per entrare in una
comunità nota e stabilita. Affascinata dalla predicazione e dall’esempio di
Francesco, la ragazza vuole dare vita a una famiglia di claustrali radicalmente
povere, come singole e come monastero, viventi del loro lavoro e di qualche
aiuto dei frati minori, immerse nella preghiera per sé e per gli altri, al
servizio di tutti, preoccupate per tutti. Chiamate popolarmente “Damianite” e
da Francesco “Povere Dame”, saranno poi per sempre note come “Clarisse”.
Da Francesco,
lei ottiene una prima regola fondata sulla povertà. Francesco consiglia,
Francesco ispira sempre, fino alla morte (1226), ma lei è per parte sua una
protagonista, anche se sarà faticoso farle accettare l’incarico di abbadessa.
In un certo modo essa preannuncia la forte iniziativa femminile che il suo
secolo e il successivo vedranno svilupparsi nella Chiesa.
Il cardinale
Ugolino, vescovo di Ostia e protettore dei Minori, le dà una nuova regola che
attenua la povertà, ma lei non accetta sconti: così Ugolino, diventato papa
Gregorio IX (1227-41) le concede il “privilegio della povertà”, poi confermato
da Innocenzo IV con una solenne bolla del 1253, presentata a Chiara pochi
giorni prima della morte.
Austerità
sempre. Però "non abbiamo un corpo di bronzo, né la nostra è la robustezza
del granito". Così dice una delle lettere (qui in traduzione moderna) ad
Agnese di Praga, figlia del re di Boemia, severa badessa di un monastero
ispirato all’ideale francescano.
Chiara le manda
consigli affettuosi ed espliciti: "Ti supplico di moderarti con saggia
discrezione nell’austerità quasi esagerata e impossibile, nella quale ho saputo
che ti sei avviata". Agnese dovrebbe vedere come Chiara sa rendere alle
consorelle malate i servizi anche più umili e sgradevoli, senza perdere il
sorriso e senza farlo perdere. A soli due anni dalla morte, papa Alessandro IV
la proclama santa.
Chiara si
distinse per il culto verso l'Eucarestia. Per due volte Assisi venne minacciata
dall'esercito dell'imperatore Federico II che contava, tra i suoi soldati,
anche saraceni. Chiara, in quel tempo malata, fu portata alle mura della città
con in mano la pisside contenente il Santissimo Sacramento: i suoi biografi
raccontano che l'esercito, a quella vista, si dette alla fuga.
Rifletti sulla povertà, umiltà e carità di
Cristo
Dalla «Lettera alla beata Agnese di Praga» di santa Chiara, vergine
(Ed. I. Omaechevarria, Escritos de Santa Clara, Madrid
1970, pp. 339-341)
Felice certamente chi
può esser partecipe del sacro convito, in modo da aderire con tutti i
sentimenti del cuore a Cristo, la cui bellezza ammirano senza sosta tutte le
beate schiere dei cieli, la cui tenerezza commuove i cuori, la cui
contemplazione reca conforto, la cui bontà sazia, la cui soavità ricrea, il cui
ricordo illumina dolcemente, al cui profumo i morti riacquistano la vita e la
cui beata visione renderà felici tutti i cittadini della celeste Gerusalemme.
Poiché questa visione
è splendore di gloria eterna, «riflesso della luce perenne, uno specchio senza
macchia» (Sap 7, 26), guarda ogni giorno in questo specchio, o regina, sposa di
Gesù Cristo. Contempla continuamente in esso il tuo volto, per adornarti così
tutta interiormente ed esternamente, rivestirti e circondarti di abiti
multicolori e ricamati, abbellirti di fiori e delle vesti di tutte le virtù,
come si addice alla figlia e sposa castissima del sommo Re. In questo specchio
rifulge la beata povertà, la santa umiltà e l'ineffabile carità. Contempla lo
specchio in ogni parte e vedrai tutto questo.
Osserva anzitutto
l'inizio di questo specchio e vedrai la povertà di chi è posto in una
mangiatoia ed avvolto in poveri panni. O meravigliosa umiltà, o stupenda povertà!
Il Re degli angeli, il Signore del cielo e della terra è adagiato in un
presepio!
Al centro dello
specchio noterai l'umiltà, la beata povertà e le innumerevoli fatiche e
sofferenze che egli sostenne per la redenzione del genere umano.
Alla fine dello
stesso specchio noterai l'umiltà, la beata povertà e le innumerevoli fatiche e
sofferenze che egli sostenne per la redenzione del genere umano. Alla fine
dello stesso specchio potrai contemplare l'ineffabile carità per cui volle
patire sull'albero della croce ed in esso morire con un genere di morte di
tutti il più umiliante. Perciò lo stesso specchio, posto sul legno della croce,
ammoniva i passanti a considerare queste cose, dicendo: «Voi tutti che passate
per la via, considerare e osservate se c'è un dolore simile al mio dolore!»
(Lam 1, 12). Rispondiamo dunque a lui, che grida e si lamenta, con un'unica
voce ed un solo animo: «Ben se ne ricorda e si accascia dentro di me la mia
anima» (Lam 3, 20).
Così facendo ti
accenderai di un amore sempre più forte, o regina del Re celeste.
Contempla inoltre le
sue ineffabili delizie, le ricchezze e gli eterni onori, sospira con ardente
desiderio ed amore del cuore, ed esclama: «Attirami dietro a te, corriamo al profumo
dei tuoi aromi» (Ct 1, 3 volg.), o Sposo celeste. Correrò, né verrò meno fino a
che non mi abbia introdotto nella tua dimora, fino a che la tua sinistra non
stia sotto il mio capo e la tua destra mi cinga teneramente con amore (cfr. Ct
2, 4. 6).
Nella contemplazione
di queste cose, ricordati di me, tua madre, sapendo che io ho scritto in modo
indelebile il tuo ricordo sulle tavolette del mio cuore, ritenendoti fra tutte
la più cara.