Omelia del Vescono in occasione dell'incontro diocesano di preghiera per tutti i consacrati
Incontro di preghiera per la
Vita Consacrata
DIOCESI DI TRIESTE
ANNO DELLA VITA CONSACRATA
ANNO DELLA VITA CONSACRATA
+Giampaolo Crepaldi
Parrocchia Santa Maria del Carmelo – Gretta
1 febbraio 2015
Carissimi fratelli e sorelle,
1. Sono particolarmente lieto di
poter condividere questo incontro di preghiera, promosso dai consacrati della
nostra Chiesa per celebrare degnamente l’Anno
della Vita Consacrata voluto da Papa Francesco. L’incontro intende essere,
nello stesso tempo, di ringraziamento al Signore per il dono della vocazione
religiosa e di conferma del generoso proposito di continuare la consacrazione
in castità, povertà e obbedienza. Come Vescovo, profitto di questa circostanza
per ringraziare i numerosi consacrati e consacrate, i quali impreziosiscono con
la loro testimonianza evangelica la vita della nostra Chiesa particolare,
rendendola maggiormente conforme al progetto d’amore di Dio. Nel mio ministero
episcopale, non da oggi, ho cercato di sollecitare una maggiore attenzione e
una più approfondita conoscenza della vita consacrata, delle molteplici
espressioni dei suoi carismi e ministeri e della varia ricchezza del suo essere
e del suo operare. Sono convinto che una maggiore attenzione e una più
approfondita conoscenza della vita consacrata vadano nella buona direzione di
incrementare e rafforzare il comune spirito di comunione ecclesiale e di
intensificare quell’amicizia cristiana
che è capace di alimentare i buoni propositi della missione evangelizzatrice.
2. Il Santo Padre Francesco ha assegnato a
questo Anno dedicato alla Vita Consacrata tre impegnativi obiettivi: guardare il passato con gratitudine; vivere
il presente con passione; abbracciare il futuro con speranza. Sono tre
obiettivi di ampio respiro spirituale che, con il richiamo alla scansione
temporale, sollecitano i consacrati e le consacrate in primis, ma anche tutta
la Chiesa, a ritrovare quell’elemento, essenziale e fondamentale, che dà senso
e spessore al trascorrere del tempo ecclesiale. Qual è questo elemento? La
risposta ce la fornisce il Santo Padre nella Lettera Apostolica pubblicata in
occasione dell’Anno. Scrive il Papa: “Dagli inizi del primo monachesimo, fino
alle odierne nuove comunità, ogni
forma di vita consacrata è nata dalla chiamata dello Spirito a seguire Cristo
come viene insegnato dal Vangelo (cfr Perfectae
caritatis, 2). Per i Fondatori e le Fondatrici la regola in assoluto è
stata il Vangelo, ogni altra regola voleva essere soltanto espressione del
Vangelo e strumento per viverlo in pienezza. Il loro ideale era Cristo, aderire
a lui interamente, fino a poter dire con Paolo: «Per me il vivere è Cristo» (Fil 1,21). Quella di Papa Francesco è la
prospettiva del Concilio Vaticano II che per descrivere la sequela di Cristo
utilizza una serie di avverbi e di aggettivi che vale la pena di ricordare. Così,
la sequela di Cristo, tipica della vita consacrata, è descritta come letterale, radicale, più stretta, più
libera, o di forma totale, esclusiva, unica, piena, assorbente, massima, senza
riserve e più somigliante allo stesso Cristo. Per questo motivo, il
principio primo e generale del rinnovamento e «norma fondamentale della vita
religiosa è la sequela di Cristo indicata nel Vangelo».
3. Il Concilio Vaticano II
assegna, inoltre, una funzione decisiva alla vita consacrata all’interno della
vita della Chiesa, in quanto essa appartiene al proprio della Chiesa. Anche se
non riguarda la sua struttura gerarchica, essa «fa parte indiscutibilmente
della sua vita e della sua santità» (LG n. 44). Questa cornice ecclesiologica è
ripresa anche da Papa Francesco nella sua Lettera Apostolica. Vi troviamo
scritto: “L’Anno della Vita Consacrata non riguarda soltanto le persone
consacrate, ma la Chiesa intera. Mi rivolgo così a tutto il popolo cristiano perché prenda sempre più consapevolezza
del dono che è la presenza di tante consacrate e consacrati, eredi di grandi
santi che hanno fatto la storia del cristianesimo. Cosa sarebbe la Chiesa senza
san Benedetto e san Basilio, senza sant’Agostino e san Bernardo, senza san
Francesco e san Domenico, senza sant’Ignazio di Loyola e santa Teresa d’Avila,
senza sant’Angela Merici e san Vincenzo de’ Paoli. L’elenco si farebbe quasi
infinito, fino a san Giovanni Bosco, alla beata Teresa di Calcutta? Il beato
Paolo VI affermava: «Senza questo segno concreto, la carità che anima l’intera
Chiesa rischierebbe di raffreddarsi, il paradosso salvifico del vangelo di
smussarsi, il “sale” della fede di diluirsi in un mondo in fase di
secolarizzazione» (Evangelica
testificatio, 3). Invito dunque tutte le comunità cristiane a vivere questo
Anno anzitutto per ringraziare il Signore e fare memoria grata dei doni
ricevuti e che tuttora riceviamo per mezzo della santità dei Fondatori e delle
Fondatrici e della fedeltà di tanti consacrati al proprio carisma. Vi invito
tutti a stringervi attorno alle persone consacrate, a gioire con loro, a
condividere le loro difficoltà, a collaborare con esse, nella misura del possibile,
per il perseguimento del loro ministero e della loro opera, che sono poi quelli
dell’intera Chiesa. Fate sentire loro l’affetto e il calore di tutto il popolo
cristiano”.
4. Questo affetto e questo
calore la Chiesa di Trieste li dovrà riservare sempre ai Religiosi e Religiose.
Essi, con la loro storia istituzionale, le loro scelte di vita, i carismi
spirituali di cui sono portatori costituiscono come un esigente richiamo a dare
all’interno della Chiesa il primato a Dio e alla fede. Dalla loro quotidiana
passione di amore per Dio trova alimento la passione di amore verso l’uomo,
soprattutto quello indifeso e povero. L’identità delle persone consacrate si
rivela proprio nell’essere questo segno capace di trasmettere e narrare alle
persone una singolare esperienza di vita, interamente intrecciata con l’avventura della fede. Consacrati non per
essere neutrali/indifferenti davanti alle angosce e ai bisogni dei nostri
contemporanei… ma per aver «occhi» per interpretare profondamente la storia, e «cuore»
per impegnarsi in toto alla luce del
Mistero della Redenzione. I Religiosi e le Religiose sono come sentinelle – «Sentinella,
quanto resta della notte?» (Is 21,
11) – che scrutano i segni del Regno e della sua giustizia, che si fanno carico
anche oggi della sfida a essere fedeli e profeti, che si lasciano animare dall’amore
personale verso il Cristo e verso i poveri, in comunione con ogni fratello e
ogni sorella del nostro territorio. Anche qui nella nostra Chiesa di Trieste.
Affidiamo alla Madonna – Vergine dell’ascolto e della contemplazione e prima
discepola del suo amato Figlio – l’Anno della Vita Consacrata: a Lei, figlia
prediletta del Padre e rivestita di tutti i doni di grazia, guarderemo come
modello insuperabile di sequela nell’amore a Dio e nel servizio al prossimo.