Adorazione Eucaristica per le Vocazioni del 9 ottobre 2014
ADORAZIONE EUCARISTICA
PER LE VOCAZIONI
Il mio cuore gioisce in Dio
Il
presbitero non può vivere senza preghiera: in essa sperimenta la dolcezza e la
gioia della vocazione, abbracciata e assunta, il desiderio e la sete di Dio, ma
anche l’aridità e la fatica. Come l’incenso quando brucia sale verso il cielo,
così anche noi desideriamo cercare una relazione con Dio, desideriamo
incontrare il suo volto, desideriamo imparare a pregare.
Dal
Salmo 16
Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Ho detto al Signore:
«Il mio Dio sei tu,
solo in te è il mio bene».
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.
Per me la sorte è caduta su
luoghi deliziosi:
la mia eredità è stupenda.
Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio animo mi istruisce.
Io pongo sempre davanti a me
il Signore,
sta alla mia destra, non
potrò vacillare.
Per questo gioisce il mio cuore ed esulta la
mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro,
perché non abbandonerai la mia vita negli
inferi,
né lascerai che il tuo fedele veda la fossa.
Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua
destra.
Custoditi dallo Spirito
Il
presbitero, prima di essere custode della comunità che gli viene affidata, si
sente custodito da Dio, dalla sua Parola, dalla sua presenza viva. Egli infatti
è consapevole che riceve tutto come un dono di Dio, che non tutto dipende dalle
sue povere forze, fragili come un vaso di creta: egli è chiamato a lasciarsi
continuamente ungere e guidare dallo Spirito di Dio.
Dal
vangelo secondo Marco (14,3)
Gesù si trovava a Betania, nella casa di Simone
il lebbroso. Mentre era a tavola, giunse una donna che aveva un vaso di
alabastro, pieno di profumo di puro nardo, di grande valore. Ella ruppe il vaso
di alabastro e versò il profumo sul suo capo.
L’anima di ogni sacerdozio,
di Padre Raniero Cantalamessa
Dobbiamo rompere anche noi il vaso di
alabastro, come la peccatrice in casa di Simone. Il vaso è il nostro io,
talvolta il nostro arido intellettualismo. Romperlo, significa rinnegare se
stessi, cedere a Dio, con un atto esplicito, le redini della nostra vita. Dio
non può consegnare il suo Spirito a chi non si consegna interamente a lui.
Per il sacerdote avere l’unzione spirituale
significa avere lo Spirito Santo come “compagno inseparabile” nella vita, fare
tutto “nello Spirito”, alla sua presenza, con la sua guida. Essa comporta una
certa passività, un essere agiti, mossi o, come dice san Paolo, «lasciarsi
guidare dallo Spirito» (Gal 5,18). Tutto questo si traduce, all’esterno, ora in
soavità, calma, pace, dolcezza, devozione, commozione, ora in autorità, forza,
potere, autorevolezza, a seconda delle circostanze, del carattere di ognuno e
anche dell’ufficio che ricopre.
Canone
Pastori in mezzo al proprio gregge
Il
presbitero è chiamato a versare sulla gente l’unzione spirituale che ha
ricevuto: la sua preghiera, la sua gioia di sentirsi custodito da Dio lo
aiuteranno a rimanere sempre attento all’incontro con le persone, soprattutto
delle più povere. Solo così potrà essere un pastore con “l’odore delle pecore”.
Dalla
prima lettera di Pietro (5,1-4)
Esorto gli anziani che sono tra voi, quale
anziano come loro, testimone delle sofferenze di Cristo e partecipe della
gloria che deve manifestarsi: pascete il gregge di Dio che vi è affidato,
sorvegliandolo non perché costretti ma volentieri, come piace a Dio, non per
vergognoso interesse, ma con animo generoso, non come padroni delle persone a
voi affidate, ma facendovi modelli del gregge. E quando apparirà il Pastore
supremo, riceverete la corona della gloria che non appassisce.
Dall’omelia di papa Francesco,
Giovedì Santo del 28 marzo 2013
Il sacerdote che esce poco da sé, che unge poco
‐ non dico “niente” perché, grazie a Dio, la
gente ci ruba l’unzione ‐ si
perde il meglio del nostro popolo, quello che è capace di attivare la parte più
profonda del suo cuore presbiterale. Chi non esce da sé, invece di essere
mediatore, diventa a poco a poco un intermediario, un gestore.
Tutti conosciamo la differenza: l’intermediario
e il gestore “hanno già la loro paga” e siccome non mettono in gioco la propria
pelle e il proprio cuore, non ricevono un ringraziamento affettuoso, che nasce
dal cuore. Da qui deriva precisamente l’insoddisfazione di alcuni, che
finiscono per essere tristi, preti tristi, e trasformati in una sorta di
collezionisti di antichità oppure di novità, invece di essere pastori con
“l’odore delle pecore” – questo io vi chiedo: siate pastori con “l’odore delle
pecore”, che si senta quello – di essere pastori in mezzo al proprio gregge e
pescatori di uomini.
Canone
Ant. al Magn. Il Signore ha
rovesciato
i potenti dai troni, ha innalzato gli umili.
i potenti dai troni, ha innalzato gli umili.
L'anima mia magnifica il
Signore *
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l'umiltà della sua serva. *
D'ora in poi tutte le generazioni
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l'umiltà della sua serva. *
D'ora in poi tutte le generazioni
mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente *
e Santo è il suo nome:
di generazione in generazione la sua misericordia
si stende su quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio, *
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni, *
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati, *
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo, *
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva promesso ai nostri padri, *
ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre.
Ant. al Magn. Il Signore ha rovesciato
i potenti dai troni, ha innalzato gli umili.
Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente *
e Santo è il suo nome:
di generazione in generazione la sua misericordia
si stende su quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio, *
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni, *
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati, *
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo, *
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva promesso ai nostri padri, *
ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre.
Ant. al Magn. Il Signore ha rovesciato
i potenti dai troni, ha innalzato gli umili.
Preghiera
corale per le vocazioni
Signore Gesù,
Pastore Buono,
hai offerto la
tua vita
per la salvezza
di tutti;
dona a noi la
pienezza della tua Verità
e rendici
capaci di testimoniarla
e di
comunicarla
agli altri.
Signore Gesù,
dona il tuo
Santo Spirito
a tutte le
persone,
particolarmente
ai giovani e alle giovani,
che tu chiami
al tuo servizio;
illuminale
nelle scelte;
aiutale nelle
difficoltà;
sostienile
nella fedeltà.
Rendile pronte
e coraggiose
nell’offrire la
loro vita,
secondo
il tuo esempio,
affinché altri
incontrino Te,
Via, Verità e Vita.