13 settembre 2014 - Papa Francesco a Redipuglia
Città del
Vaticano, 13 settembre 2014
(VIS –
Vatican Information Service)
Nel
centenario dell'inizio della Prima Guerra Mondiale (13 settembre 2014),
Papa
Francesco ha celebrato la Santa Messa al Sacrario militare
di
Redipuglia (Gorizia, Friuli Venezia Giulia, Italia).
Partito
in aereo alle 8:00 di questa mattina, il Santo Padre Francesco è giunto, poco
prima delle 9:00, all'aeroporto di Ronchi dei Legionari dove è stato accolto
dall'Arcivescovo di Gorizia, Carlo Roberto Maria Redaelli e dalle autorità civili.
Quindi il Papa si è trasferito in auto al Cimitero austro-ungarico di Fogliano
di Redipuglia dove riposano 14.550 soldati caduti nell'area. All'ingresso è
incisa la frase: "Im Leben und im Tode vereint" (Uniti nella vita e
nella morte). Il Papa ha deposto una corona di fiori davanti al monumento
centrale che custodisce le spoglie di 7.000 militi ignoti.
Al
termine della visita, il Santo Padre Francesco ha raggiunto il Sacrario
Militare di Redipuglia dedicato alla memoria degli oltre 100.000 soldati
italiani caduti durante la Prima Guerra Mondiale, sulle pendici del monte Sei
Busi, teatro di una dura battaglia nel luglio 1915. Al centro si trova la tomba
di Emanuele Filiberto di Savoia Aosta, Comandante della Terza Armata. Iniziato
nel 1935 su progetto dell'architetto Giovanni Greppi e dello scultore Giannino
Castiglioni, il memoriale fu inaugurato nel 1938 da Benito Mussolini, alla
presenza di più di 50.000 veterani della Grande Guerra.
Nell'omelia,
commentando la prima lettura che narra l'episodio di Caino ed Abele, Papa
Francesco ha condannato l'indifferenza dell'umanità di fronte alla guerra.
"Dopo
aver contemplato la bellezza del paesaggio di tutta questa zona, dove uomini e
donne lavorano portando avanti la loro famiglia, dove i bambini giocano e gli
anziani sognano - ha detto il Santo Padre - trovandomi qui, in questo luogo,
vicino a questo cimitero, trovo da dire soltanto: la guerra è una follia.
Mentre Dio porta avanti la sua creazione, e noi uomini siamo chiamati a
collaborare alla sua opera, la guerra distrugge. Distrugge anche ciò che Dio ha
creato di più bello: l’essere umano. La guerra stravolge tutto, anche il legame
tra fratelli. La guerra è folle, il suo piano di sviluppo è la distruzione:
volersi sviluppare mediante la distruzione!".
"La
cupidigia, l’intolleranza, l’ambizione al potere, sono motivi che spingono
avanti la decisione bellica, e questi motivi sono spesso giustificati da un’ideologia;
ma prima c’è la passione, c’è l’impulso distorto. L’ideologia è una
giustificazione, e quando non c’è un’ideologia, c’è la risposta di Caino: 'A me
che importa di mio fratello?', 'Sono forse io il custode di mio fratello?'. La
guerra non guarda in faccia a nessuno: vecchi, bambini, mamme, papà! 'A me che
importa?'!.
"Sopra
l’ingresso di questo cimitero, aleggia il motto beffardo della guerra: 'A me
che importa?'. Tutte queste persone, che riposano qui, avevano i loro progetti,
avevano i loro sogni, ma le loro vite sono state spezzate. Perché? Perché l’umanità
ha detto: 'A me che importa?'. Anche oggi, dopo il secondo fallimento di un’altra
guerra mondiale, forse si può parlare di una terza guerra combattuta 'a pezzi',
con crimini, massacri, distruzioni. Ad essere onesti, la prima pagina dei
giornali dovrebbe avere come titolo: 'A me che importa?'. Caino direbbe: 'Sono
forse io il custode di mio fratello?'".
"Questo
atteggiamento è esattamente l’opposto di quello che ci chiede Gesù nel Vangelo.
Abbiamo ascoltato: Lui è nel più piccolo dei fratelli: Lui, il Re, il Giudice
del mondo, Lui è l’affamato, l’assetato, il forestiero, l’ammalato, il
carcerato! Chi si prende cura del fratello, entra nella gioia del Signore; chi
invece non lo fa, chi con le sue omissioni dice: 'A me che importa?', rimane
fuori".
"Qui
e nell'altro cimitero, ci sono tante vittime. Oggi noi le ricordiamo. C’è il
pianto, c'è il lutto, c’è il dolore. E da qui ricordiamo tutte le vittime di
tutte le guerre. Anche oggi le vittime sono tante. Come è possibile questo? É
possibile perché anche oggi dietro le quinte ci sono interessi, piani
geopolitici, avidità di denaro e di potere, e c’è l’industria delle armi, che
sembra essere tanto importante! E questi pianificatori del terrore, questi
organizzatori dello scontro, come pure gli imprenditori delle armi, hanno
scritto nel cuore: 'A me che importa?'.
"É
proprio dei saggi riconoscere gli errori, provarne dolore, pentirsi, chiedere
perdono e piangere. Con quel 'A me che importa?' che hanno nel cuore gli
affaristi della guerra, forse guadagnano tanto, ma il loro cuore corrotto ha
perso la capacità di piangere. (...) Caino non ha pianto. Non ha potuto
piangere. L’ombra di Caino ci ricopre oggi qui, in questo cimitero. Si vede
qui. Si vede nella storia che va dal 1914 fino ai nostri giorni. E si vede
anche nei nostri giorni".
"Con
cuore di figlio, di fratello, di padre - ha concluso il Pontefice - chiedo a
tutti voi e per tutti noi la conversione del cuore: passare da 'A me che
importa?', al pianto. Per tutti i caduti della 'inutile strage', per tutte le
vittime della follia della guerra, in ogni tempo. Il pianto. Fratelli, l’umanità
ha bisogno di piangere, e questa è l’ora del pianto".
Al
termine della celebrazione, dopo i saluti dell’Ordinario Militare per l’Italia,
Arcivescovo Santo Marcianò, e dei Capi di Stato Maggiore e Comandanti Generali,
il Vescovo di Roma ha consegnato ai presenti la lampada "Luce di San
Francesco" che verrà accesa nelle rispettive Diocesi durante le
celebrazioni di commemorazione della Prima Guerra Mondiale. La lampada è stata
offerta dal Sacro Convento di Assisi e l’olio dall’Associazione
"Libera" Don Luigi Ciotti.
Infine
il Papa ha lasciato il Sacrario Militare di Redipuglia ed ha raggiunto
l'aeroporto di Ronchi dei Legionari per rientrare in Vaticano.